Gli Scacchi Vinciperdi

Nel grande assortimento di Varianti Scacchistiche una delle più giocate è gli “Scacchi Vinciperdi” (“losing chess” o “giveaway chess”), una sorta di scacchi a perdere.

Scopo del gioco è costringere l’avversario a catturare tutti i propri pezzi e pedoni. A tal fine, la presa è obbligatoria, con la libertà di scegliere tra più catture possibili. Non esiste un pezzo dotato di poteri reali, il Re è un pezzo senza speciali prerogative, che muove in ogni direzione di un solo passo e può essere catturato come gli altri, l’arrocco è abolito ed è ammessa la promozione a Re.
Un giocatore vince la partita se non è più in grado di muovere. Questo può avvenire se non ha più pezzi, o in caso di stallo se questi sono bloccati (ad esempio un pedone con un pezzo avversario sulla casella davanti). In quest’ultimo caso esistono tre differenti varianti di gioco:

1) La vittoria si ha anche in caso di stallo (regola internazionale).
2) La vittoria si ha solo quando tutti i propri pezzi vengono catturati dall’avversario. In caso di blocco la partita è patta.
3) La vittoria va al giocatore con il minor numero di pezzi. Il tipo di pezzo non fa differenza ed in caso di egual numero di pezzi la partita è patta (regola FICS - Free Internet Chess Server).

L’ideatore ufficiale fu il noto giornalista D. Ginzburg, l’effettivo creatore dell’edizione anteguerra della rivista scacchistica sovietica “64”. In Italia, sono stati introdotti all’inizio degli anni settanta, grazie al Prof. Roberto Salvadori di Arezzo e giocati dai Maestri italiani Benini, Porreca, Scafarelli.
La variante é giocata da tempo negli USA, insieme ad altri giochi, dal NOST. In URSS il gioco era diffuso già a Mosca negli anni trenta. E’ oggi uno dei più popolari fra i giochi di scacchi eterodossi.
La teoria del gioco, nonostante i tanti Tornei e Campionati organizzati dall’A.I.S.E. (Associazione Italiana Scacchi Eterodossi), non è ancora stata completamente approfondita. Il Vinciperdi mette in risalto, oltre al calcolo delle varianti, quello della dinamicità dei singoli pezzi e, in particolare di quelli a lunga gittata come Alfieri, Torri e Donne.

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