La Valenza Formativa della Dama
La nostra epoca è dominata dal progresso tecnologico e dall’automazione delle attività. Non si può tuttavia dimenticare che alla base di questi due processi c’è il cervello, e quanto sia quindi raccomandabile praticare attività di tipo induttivo-deduttivo.
La Dama è uno sport adatto ai bambini per la semplicità delle regole e il naturale coinvolgimento nelle dinamiche di una partita; ha profonde tradizioni popolari, è ricco di fascino e di storia, un vero e proprio gioco transgenerazionale. In esso si fondono armoniosamente logica, intuito, velocità di analisi della mente, destrezza, memoria delle conoscenze e delle mosse, oltre all’estro personale.
In quanto “Sport della Mente”, aiuta lo sviluppo sia di un’intelligenza logico-matematica, sia quella di tipo spaziale legata alla qualità della visualizzazione e dell’immaginazione, e infine l’intelligenza di tipo artistico.
Soltanto con l’aumentare della capacità e della tecnica si possono apprezzare e distinguere alcune finezze tipiche del giuoco, un po’ come nella matematica: in principio basta conoscere le quattro operazioni, poi le frazioni, i numeri decimali, gli esponenziali e i radicali (senza addentrarsi nel campo infinitesimale e complesso). Con l’aumentare della conoscenza si comincia a traguardare nell’infinito del gioco ove una sfumatura (come una parentesi in un’equazione), nella sequenza dei diversi passaggi, può cambiare il risultato di una determinata partita (o espressione matematica). Bisogna riuscire a prevedere prima i passaggi logici di una partita perché un errore può non essere più correggibile (non si può tornare indietro e riguardare l’espressione come in matematica) a meno che la correzione non avvenga dopo aver guardato e riguardato una mossa, prima di averla effettuata, durante la fase di analisi.
La Dama Italiana è un gioco prevalentemente matematico, con analisi spinte in profondità. Per analisi si intende il prefigurarsi tutta una serie di mosse successive e le migliori risposte dell’avversario, spingendosi il più lontano possibile e con la massima precisione. La Dama Internazionale, invece, è un gioco strategico, con analisi più allargate, ricco di combinazioni che sono funzionali alle linee strategiche. La capacità e l’attitudine all’analisi sono quindi tra le migliori doti del giocatore di Dama.
Il senso del gioco si può evincere dall’opera del filosofo ebreo Martin Buber, intitolata “I racconti dei Chassidim”: «Un giorno Rabbì Nahum entrò all’improvviso nella scuola del Talmud e trovò gli studenti che giocavano a dama. Quando questi videro entrare il maestro, si confusero e smisero di giocare; ma il maestro scosse benevolmente la testa e chiese: “Conoscete le regole del gioco della dama?”. E siccome gli allievi non aprivano bocca per la vergogna, Nahum si rispose da sé: “Vi dirò io le regole del gioco della dama. Primo, non è permesso fare due passi alla volta. Secondo, è permesso andare solo in avanti ma non tornare indietro. Terzo, quando si è arrivati in alto, beh, allora si può andare dove si vuole”».
Le tre regole del gioco della Dama hanno un valore morale all’interno del racconto. Rabbì Nahum, senza umiliare i suoi giovani allievi, più inclini a giocare a dama che a studiare il Talmud, coglie l’occasione per dar loro un importante insegnamento sulla vita del credente, servendosi, secondo lo stile che fu già di Gesù, del gioco della dama a mo’ di parabola. La lezione è trasparente e immediata: il gioco della vita si evolve secondo regole ben precise, procedendo gradualmente verso il suo pieno sviluppo; ma, allorché si raggiunge la maturità interiore, si conquista allora la libertà dello spirito.
Le prime due norme riguardano quella che un po’ sbrigativamente potremmo chiamare l’ascesi o la formazione o l’educazione. È necessaria la pazienza, il procedere lento e costante, un atteggiamento spesso sbeffeggiato dalla società frenetica contemporanea che vuole tutto e subito. La maturazione avviene, invece, secondo tempi e ritmi: per fare un bambino ci vogliono nove mesi; per produrre frutti un albero deve crescere forse per anni; per imparare una lingua è necessario un lungo esercizio. La seconda regola mette in guardia dallo scoraggiamento. Gesù diceva: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio» (Luca 9,62). L’ultima regola, invece, è destinata a chi ha raggiunto la vetta della maturità interiore: allora potrà muoversi liberamente non perché tutto gli è lecito ma perché ormai saprà scegliere con coerenza e nitore la via del bene e dell’amore.
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